Alcune informazioni storiche su Gaeta
Le origini del nome di Gaeta (in latino: Caieta, in greco Kaièta, Και?τα, in albanese: Kajeta, ka jeta) sono tuttora avvolte nella leggenda:
Strabone indicò la sua provenienza dal termine Gaetas usato dai pescatori laconi per indicare il sito, con chiaro riferimento all'ampia insenatura del suo golfo; altri dicono invece che il sito ed il golfo abbiano ricevuto lo stesso nome della nutrice di Enea;
Diodoro Siculo collegò queste terre al mito degli Argonauti facendo derivare il nome della città da Aietes, mitico padre di Medea (figlia di Circe), la maga innamorata di Giasone.
Virgilio, nell'Eneide trovò la sua origine nel nome della nutrice di Enea, Caieta, sepolta dall'eroe troiano in quel sito durante il suo viaggio verso le coste laziali. Dante Alighieri, quasi a significare la storicità dell'Eneide, confermò l'avvenimento.
Altre fonti prendono il nome di Gaeta da Aiete, figlio del dio sole Elio, il cui soprannome è "L'Aquila"; egli sarebbe il fratello della nota Maga Circe. Questo appellativo le sarebbe stato dato per l' insolita struttura geografica della città che ricorda appunto la testa di questo famoso rapace.
Nell’Età Romana, Gaeta divenne un rinomato luogo di villeggiatura di vari imperatori e, come nota Cicerone, un porto di notevole importanza. Sin dall’ultimo secolo della Repubblica, lungo la rinomata Via Flacca fortemente voluta da Lucio Valerio Flacco, sulle circostanti verdi colline e a ridosso delle spendide spiagge lungo tutta la costiera verso Sperlonga, sorsero grandiose ville con giardini e piscine, ninfei, templi e mausolei di cui restano ovunque imponenti testimonianze, in ricordo dell'importanza dei personaggi che vi hanno dimorato.
Alla decadenza dell'Impero Romano, Gaeta attraversò un periodo buio caratterizzato da continui saccheggi ad opera delle popolazioni barbariche e in seguito dai Saraceni. Proprio per la sua caratteristica posizione e conformazione Gaeta fu poi fortificata con cinta murarie che ne difendessero le coste e sulle pendici di Monte Orlando venne eretto il castello.
Il "patrimonium cajetanum" era un lembo di terra che andava da Terracina al Garigliano, apparteneva politicamente a Bisanzio, geograficamente alla curia romana, che in pratica ne esercitava la podestà. Capo indiscusso era l’Episcopus, nelle sue mani era accentrato tutto il potere sociale, politico e amministrativo.
Il pericolo dei saraceni comportò una modifica del piano urbanistico della civica: strade rare e tortuose, per esigenze di spazio furono create numerose e ripide scalinate lungo il monte, le case si susseguivano l’una sopra l’altra, con una serie di cavalcavia e sottopassaggi. Ridimensionato il pericolo dei saraceni, l’economia e i commerci tornarono a decollare. Nell’851 ripresero le ostilità con la curia Romana e il potere del ducato passò nelle mani della classe militare, al cui vertice stava l’Ipata o Duca.
L’Ipata, che corrisponde al latino consul, aveva il potere amministrativo, giuridico e militare. La fonte principale per la storia di Gaeta durante il suo periodo ducale è il Codex diplomaticus cajetanus, una raccolta di documenti ufficiali. Nel periodo che va dall'839 al 1140 Gaeta può essere considerata una Repubblica Marinara, in quanto si governava in base a proprie leggi, le sue navi percorrevano il Mediterraneo, la nave militare gaetana era il Dromone, difese la sua libertà durante numerosi assedi e batteva una sua moneta.
La dinastia dei Docibili si impegnò per far progredire Gaeta mediante opere e alleanze. Essi si fregiarono di un imponente palazzo e accrebbero il prestigio e la ricchezza della città.
I Docibili resero Gaeta indipendente da Napoli.La fine della repubblica marinara fu causata dalla dominazione Normanna. L’esperienza del ducato terminò nel 1140 quando Gaeta fu conquistata dal Re Ruggero II d’Altavilla
Le chiese risalenti questo periodo storico sono di caratteristiche e di dimensione modeste.Le migliori risorse venivano utilizzate per l’erezione di opere destinate alla difesa, gli altri edifici erano realizzati con materiali di seconda scelta, questo giustifica la loro fragilità.Questo periodo è comunque caratterizzato da importanti innovazioni architettoniche, ne è esempio l’ "Arco moresco" ogivale, slanciato e resistente. Importante testimonianza artistica sono gli Exultet, conservati attualmente nel museo diocesano, i più antichi risalgono al X sec, i più recenti sono del XII sec. Le imponenti strutture architettoniche del periodo sono state in gran parte realizzate grazie alla presenza di muratori saraceni.
Il Terremoto del 1231 Nel mese di giugno si compì il più grande evento catastrofico avvertito da Capua fino a Roma. Il terremoto, evento descritto nella cronaca di Riccardo da S. Germano, è paragonabile al 10° della scala Mercalli, con probabile epicentro nella Catena degli Aurunci. I gaetani, atterriti dal terremoto, fuggirono nelle campagne. A causa del teremoto a Gaeta non ci sono chiese datate prima del 1231. Negli anni seguenti si costruirono opere e chiese più solide. Le chiese di Gaeta erano ancorate a schemi antiquati, lontano dallo stile gotico italiano.
Questo periodo storico fu caratterizzato dal dominio angioino. Essi apportarono importanti rivoluzioni di stile nonché dell’istituzione del primo giubileo del 1300 e il millenario del martirio di S. Erasmo.Questi fattori favorirono la realizzazione di numerose iniziative atte ad aumentare il valore civico, sono da esempio la Chiesa, oggi santuario, della SS. Annunziata, la statua del patrono.Con la diffusione degli ordini religiosi si afferma anche a Gaeta lo stile gotico italiano, caratterizzato da possenti murature in conci lapidei ben squadrati e Chiese più ariose per aumentare le dimensioni. Le nuove tecniche del ‘300 sono evidenti nella chiesa dell’Annunziata e in S. Domenico.L’arte del periodo angioino si può tuttora ammirare nella scultura del Cero Pasquale e nella statua del patrono S.Erasmo.
Fu' un periodo di stasi, caratterizzato comunque dall’arrivo di diversi artisti catalani voluti dal re Alfonso d’Aragona. Sotto la dominazione degli aragonesi fu completata la parte bassa del castello, dedicato agli Angioini e iniziarono i lavori per la parte alta, quella Aragonese. Importanti personaggi, che lasciarono il loro contributo artistico nella città, sono l’arch. Sagrera, a lui attribuita la voltatura della navata principale e laterale di S. Domenico, e numerosi affreschi e pale d’altare di Giovanni da Gaeta.
La cultura Rinascimentale Gaetana ha inizio grazie a numerosi fattori che influirono sull’ascesa del paese:- Nomina a vescovo di Gaeta del cardinal De Vio.- Il rafforzamento della posizione strategica della cittadina.- La costruzione delle Mura cittadine volute da Carlo V il Grande.- La pace, che contribuì all’incremento dei commerci e alla prosperità.- L’affluenza della nobiltà spagnola, che inseguito alla controriforma, sviluppò il mecenatismo che incrementò la realizzazione di numerose opere d’arte.- La vittoria di Lepanto.- L’istituzione della festa della Madonna del Rosario. Le opere più importanti di questo periodo risalgono a noti pittori come Andrea Sabatini, Gian Filippo Criscuolo, Scipione Pulzone e l’arch. Giovanno Donadio.Con la dominazione spagnola nel 1504 Gaeta ricoprì un ruolo strategico molto importante per cui fu dotata di altre fortificazioni aggiornate per resistere alle nuove armi da fuoco.Fu con l'arrivo degli spagnoli che alcuni personaggi politici, passati in disgrazia, vennero costretti ad abbandonare Gaeta, tra cui Giovanni Caboto, che si rifugiò a Venezia.
Durante il seicento si instaurò per Gaeta un rapporto privilegiato con Napoli e questo non fece altro che aumentare le commesse dei maggiori artisti che incrementarono il patrimonio artistico culturale di Gaeta. Caratteristiche principali del nuovo movimento artistico sono le mura poderose, le Chiese ricche di capolavori e i nobili palazzi. E' l’età d’oro per Gaeta, grazie al nascente Barocco e al contributo della famiglia dei Lazzari, discendenti forse da Donato di Pascuccio d’Antonio Lazzari detto Bramante. La famiglia era di origini toscane, precisamente di Carrara, per questo detti i Marmorari.Il settecentoPeriodo di continua ascesa per il paese, dovuto al nuovo fenomeno artistico culturale del neoclassicismo e agli allievi della famiglia Lazzari. Notevole fu l’impulso dei vescovi e della nobiltà napoletana e spagnola.A loro sono dovute le realizzazioni di monasteri e conventi quali S. Domenico, S. Caterina, S. Francesco.A fine secolo Pietro Paolo Ferrara, allievo del Vanvitelli, ristrutturò la cattedrale di Gaeta, realizzò la facciata di S. Angelo in Planciano e S. Antonio Abate (anche noto come S. Biagio). Nel 1734 Gaeta fu conquistata da Carlo III di Borbone, fondatore del ramo napoletano della dinastia dei Borbone.
Dal 1799 inizia, per Gaeta un periodo di decadenza artistica. Il re Ferdinando IV fu costretto ad espropriare numerosi beni ecclesiastici per finanziare le spese di guerra.A questo si unirono gli invasori che saccheggiarono la città, deprendandola delle opere d’arte, confiscarono statue. Il volto della città era cambiato, si trasformò in città militare e non riprese mai la precedente vitalità che aveva portato Gaeta nell' età d’oro.Durante i moti rivoluzionari e le guerre di indipendenza, Gaeta, all’epoca sotto il regno dei Borboni, fu considerta un rifugio sicuro. Durante i moti del ‘48, il 25 novembre 1848, il papa Pio IX si rifugiò a Gaeta, ospite dei Borbone, in seguito alla proclamazione della Repubblica Romana ad opera di Giuseppe Mazzini, e vi rimase fino al 4 settembre 1849, periodo durante il quale Gaeta assunse la denominazione di "Secondo Stato della Chiesa".Fu proprio durante questo soggiorno che papa Pio IX fu spesso in preghiera presso la Cappella d'Oro, ebbe l'intuizione dell'Immacolata Concezione e, ne proclamò il Dogma al suo ritorno a Roma. In quegli anni, il re Ferdinando II inviò a Gaeta artisti di fiducia, come Travaglini e Guarinelli.Grazie alla loro presenza e opere di restauro ci sono giunte le chiese di S.Francesco, S.Caterina, S.Maria della Sorresca, SS.Addolorata, le cappelle dell’Ulivo e del Rosario.Per adornare queste chiese il re fece pervenire sculture, cornici, paliotti dalle Reali collezioni della reggia di Capodimonte. Dopo l’unità d’Italia e quindi l’assedio Gaetano del 1860-’61, l’ultima roccaforte borbonica, tramontò il regno del sud.Gaeta cadde in una lunga fase di decadenza e abbandono.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo, l’elite laica e quella religiosa avevano prodotto due importanti contributi per la storia della città: Onorato Gaetani aveva scritto nel 1885 “Memorie storiche della città di Gaeta”, cui avevano fatto seguito, nel 1903, le “Memorie religiose e civili della città di Gaeta” di monsignor Salvatore Ferraro. Dal secondo decennio del XX secolo Gaeta conobbe una serie di iniziative, segnale di tempi nuovi. Nel 1914 venne scoperto lo specchio d’acqua del Mandracchio, un piccolo ricovero lungo corso Attico al cui posto nacque Villa delle Sirene, ampia e alberata, che avrebbe ospitato, nel 1924, anche il monumento ai Caduti.
Nel 1917 iniziava una nuova rivoluzione urbana con l’abbattimento di parte dei bastioni che cingevano la zona di S. Erasmo. Cadevano, in particolare, le mura della batteria Vittorio Emanuele, consentendo il riempimento di un tratto di mare e la creazione di un grande largo, l’odierna Piazza Caboto, alle spalle della Gran Guardia, edificio destinato attualmente a Circolo Ufficiali, progettato nel 1786 da Pietro Paolo Ferrari. Fu realizzato anche un giardino pubblico, che nel 1926 accolse il monumento ai Caduti con la statua bronzea della Vittoria alata, opera di Aurelio Mistruzzi. La villa e la piazza vennero poi dedicate al generale Vincenzo Traniello.
Nel 1920 fu inaugurato l’acquedotto di Elena, ancora comune autonomo; la riunificazione tra Elena e Gaeta vi fu solo nel 1926 e, con la soppressione della provincia di Caserta avvenuta nel 1927, fu assegnata al Lazio, sotto la provincia di Roma e, dal 1934 sotto quella della neo-istituita provincia di Littoria.
Il secondo dopoguerra fu caratterizzato non solo da una lenta ripresa ma, soprattutto, dal passaggio di Gaeta dalla sua tradizione di città militare a quella di città di servizi turistici grazie anche all’apertura della nuova strada Litoranea Flacca, la Terracina – Sperlonga - Gaeta, avvenuta nel 1958, che la sottraeva al suo isolamento e la immetteva nei traffici nazionali. Nel 1971 fu istituito il Centro Storico Culturale, divenuto punto di riferimento nel panorama della cultura cittadina, con una fornita biblioteca dedicata in particolar modo alla memoria della patria. Fonte: Sito Comune di Gaeta